Little Sure Shot

E insomma, la prima lettura di questo 2024 mi ha portato nel Far West, tra nativi e pistoleri, fuorilegge, sceriffi, cose così. Più o meno, direi, visto che comunque si trattava di Baricco, che si sa, ha un modo tutto suo di raccontare certe storie. Un modo che a me piace, quindi diciamo che tutto sommato volevo aprire l’anno di letture con un colpo sicuro (pun intended). Ma non siamo qui per parlare di Abel, no. Quello, se vi va, leggetelo: merita. O magari prima o poi ci faccio un post, magari quando avrò accumulato un altro paio di letture su cui fare due chiacchiere.

Dicevamo, non siamo qui per parlare del libro. Il fatto è che, complici le atmosfere di Abel e uno spezzone di un intervento in tv di Corrado Augias in cui parlava (in termini non esattamente lusinghieri) dell’epica della Frontiera e di tutti gli annessi e connessi (cowboys, sceriffi, il Far West, la corsa all’oro…), mi è venuta voglia di leggere e rileggere un po’ di storie insolite legate a quei tempi e a quei luoghi… E, visto che siamo qui (ne è passato di tempo, eh?), pensavo: vi va se vi racconto una storia?

Io ve la racconto comunque. A conferma del fatto che, come diceva Jules Renard, scrivere è un modo di parlare senza essere interrotto. Cominciamo.

Questa è la storia di una delle prime, e più grandi, superstar della storia americana del XIX secolo.
La storia di una vera donna del suo tempo, vittoriana fino al midollo.
Una donna che con la Regina Vittoria prese il tè a corte, che incontrò il Kaiser Guglielmo II, recitò a teatro, girò il mondo con Buffalo Bill e divenne la figlia adottiva di Toro Seduto.
Una donna che con il suo fucile calibro 22 poteva centrare l’Asso di cuori da una distanza di 30 metri.
Questa è la storia di Annie Oakley, Little Sure Shot, stella del Buffalo Bill Wild West Show, una delle più grandi tiratrici circensi di sempre.

Raccontiamo le cose con ordine…
Annie era una tipica figlia del suo tempo, cioè del 1860, e dei suoi luoghi, cioè un paesino dell’Ohio. Figlia di genitori quaccheri (18 anni lei, la madre, 49 anni lui, il padre), sesta di otto figli, famiglia povera di una zona rurale della frontiera.
Il padre di Annie era un uomo duro, forse rozzo, di poche parole e di sentimenti semplici, reduce della guerra anglo-americana, e morì quando lei aveva 6 anni. Immagino che non si siano detti molto, in quei 6 anni, ma una cosa è sicura: lui le insegnò a sparare col fucile, e a cacciare.
Si dice che, quando era appena abbastanza grande da tenere in mano il fucile del padre, lo trascinò fuori di casa, lo sollevò, poggiandolo su una staccionata, e poi sparò alla testa di uno scoiattolo dall’altra parte del cortile. Non male.
Dopo la morte del padre, la madre fu giudicata non in grado di occuparsi dei figli, tantopiù che, dopo essersi risposata, era rimasta di nuovo vedova a tempo di record. Annie fu quindi mandata a vivere in una specie di fattoria-orfanotrofio, dove imparò un po’ di “mestieri femminili”, come cucire e decorare. Da lì fu data in affido a una famiglia terribile, da cui subì maltrattamenti e violenze fisiche e psicologiche: nelle sue numerose interviste e nelle sue memorie non li chiamerà mai per nome, ma si riferirà a loro sempre chiamandoli “i Lupi”. Riuscì a fuggire dai Lupi dopo un paio d’anni per tornare alla fattoria, dove rimase ancora un po’ aiutando come sarta finché, all’età di 13 anni, non riuscì a ricongiungersi con la madre (che nel frattempo si era sposata una terza volta) e con i fratelli.
In famiglia, Annie era “l’uomo di casa”: già prima dell’orfanotrofio era lei a portare la carne in tavola andando a caccia, e crescendo le cose migliorarono, tanto che, in un paio d’anni con la selvaggina cacciata e venduta alla gente del posto, la famiglia di Annie riuscì a pagare l’ipoteca sulla casa e sulla fattoria, di fatto uscendo da una condizione di miseria altrimenti irrimediabile.

Ora, è qui che la vita di Annie prende una piega interessante: la sua abilità di tiratrice la rese una piccola celebrità nella zona, vinse un’incredibile quantità di gare di tiro al tacchino (hanno un sacco di tacchini, in America, si sa)… Anzi, per la verità le vinse tutte, e infatti alla fine le impedirono di partecipare in tutta la contea. E così, quando nel 1881 passava in zona lo spettacolo itinerante di Francis Butler, tiratore scelto, uno degli albergatori di Cincinnati gli organizzò una gara di tiro contro “il più bravo tiratore di Greenville, Ohio”.
“Il più bravo, eh?” avrà detto Francis Butler, sogghignando.
“Puoi scommetterci”, gli avrà probabilmente risposto l’albergatore.
“Sicuro che ci scommetto. Quanto?”
“Facciamo 100 dollari”, che erano un bel po’.
Probabilmente a Frank Butler, veterano degli spettacoli di tiro a segno, venne parecchio da ridere quando, arrivato a Greenville, vide spuntare il suo avversario: una ragazzina tutta gonna, trine e merletti, che di anni ne aveva venti ma ne dimostrava a malapena sedici, piccolina com’era.
Sicuramente rise molto meno quando, al venticinquesimo colpo, perse la scommessa.
Ora, se sei un veterano del tiro a segno e hai appena perso l’equivalente di duemila dollari contro una ragazzina di provincia, ci sono poche cose che puoi fare per dare una svolta alla situazione.
E infatti un anno dopo, nell’estate del 1882, Frank Butler e Annie Oakley si sposano e si trasferiscono a Cincinnati. Staranno insieme per sempre.

La coppia di sposini se ne resta buona giusto per 3 anni, poi evidentemente gli cominciano a prudere le mani e a bruciare la terra sotto le suole delle scarpe.
Fortunatamente in quegli anni un famoso eroe di guerra, cacciatore, attore e impresario passa da quelle parti: è William Frederick Cody, ma voi sicuramente lo conoscete meglio con il suo nome d’arte, Buffalo Bill.
Il vecchio Bill, eroe della guerra di secessione americana e provetto cacciatore di bisonti (non di bufali, perché nell’orrendo american english “buffalo” è bisonte, e non bufalo), si sta riciclando come impresario teatrale e ha messo su un circo niente male: il Buffalo Bill Wild West Show. Si tratta di uno spettacolo circense, generalmente rappresentato in spazi aperti, che racconta l’epopea del Vecchio West e le gesta dei “grandi americani”, alimentando la storia del mito della Frontiera. Vengono ricostruite vere e proprie battaglie, la morte del Generale Custer, scontri con le tribù dei nativi, e poi acrobazie a cavallo e, naturalmente, la straordinaria abilità dei tiratori, con pistole e fucili. Lo spettacolo, va detto, funziona alla grande: ci sono veri cowboy e veri nativi, ma anche cavalieri arabi, e cosacchi, per dare quel tocco di esotismo che piace al pubblico. Non mancano, oltre al vecchio Buffalo Bill, le grandi personalità: fanno parte dello spettacolo anche Toro Seduto, Alce Nero e Calamity Jane…
E l’agente di Bill è John Burke, uno che ci vede lungo, e che conosce il suo mestiere. Il suo modo di fare pubblicità è innovativo, sorprendente, al limite del profetico: contatta celebrità per fare da testimonial allo show, organizza rassegne stampa, cartelloni pubblicitari ovunque. Insomma, il Wild West Show è un fiore all’occhiello dello show business, e ai nostri eroi sembra una grande idea infilarcisi in mezzo.
Anche perché è ora che si sappia anche fuori dall’Ohio, chi è Annie Oakley.

Annie e Frank si uniscono allo show nel 1885, appena prima che diventi un fenomeno di portata letteralmente mondiale. Frank le fa praticamente da manager, e i due sembrano una coppia del secolo successivo, con lui che ne riconosce la bravura evidentemente superiore e che quindi “fa un passo indietro”, favorendola nel suo lavoro e rimanendole accanto per tutti quegli anni.
Annie era fenomenale, e i suoi numeri nello show diventarono ben presto un’attrazione di punta. Divideva a metà le carte da gioco (messe di profilo, mica di fronte), sparava all’indietro guardando il bersaglio in uno specchietto e prendeva parte alle ricostruzioni delle battaglie. Non era l’unica donna dello spettacolo, certo, ma era l’unica che, nelle scene di battaglia, non doveva mai essere salvata da nessuno.

Ah, a proposito, ho lasciato intendere quanto Annie fosse una “donna del suo tempo”. Beh, ecco, Annie ci teneva ad essere considerata una donna rispettabile. Sapeva sparare, certo, era perfettamente capace di difendersi da sola, ma non per questo voleva essere considerata una donnaccia. Già prima del Wild West Show, negli spettacoli che faceva con il marito, la sua condizione era chiara: si sarebbe confezionata da sola gli abiti di scena. Niente corpetti strizza-seno, costumi succinti o roba da poco di buono: Annie Oakley andava in scena con ampie camicie bianche, colletti inamidati, gonne lunghe e brache con bottoni di madreperla. Il tutto, naturalmente, ideato e sistemato per lasciarle la massima libertà di sparare, ma senza mostrare inutilmente centimetri di pelle scoperta. Una vera signora d’epoca vittoriana, appunto.
Le sue abilità e il suo candore le valsero l’amicizia e l’ammirazione di quasi tutto il cast dello show, addirittura Toro Seduto la considerava la sua figlia adottiva, e fu lui a darle il nome di Little Sure Shot, “piccolo colpo sicuro” (Watanya Cicilla, in lingua Sioux), per la mira infallibile e per il metro e cinquanta d’altezza, verosimilmente.
In quegli anni, il Wild West Show gira il mondo: nel 1887, in occasione dell’Esposizione americana, iniziò il tour in Europa. Fu qui che Annie ebbe l’occasione di esibirsi davanti al Principe di Galles e poi alla Regina Vittoria, che ne rimase tanto ammirata da invitarla il giorno seguente a prendere un tè. A quel punto la Regina insistette per far replicare lo spettacolo alla presenza del Kaiser Guglielmo II, che si godette lo show… Almeno fino a quando non si trovò a reggere in mano la sigaretta che stava fumando mentre Annie Oakley gli puntava contro una pistola. Ma del resto si sa come vanno queste cose.
“Dicono che miss Oakley sappia togliere la cenere da una sigaretta accesa con un colpo di pistola!”
“Ma è impossibile!”
“Assolutamente no, state a guardare! Qualcuno ha una sigaretta?”
E a quel punto probabilmente il buon Guglielmo aveva già le mani piuttosto sudate, mentre si toglieva la sigaretta dalle labbra e la teneva ferma con due dita.
In quell’occasione, Annie Oakley non deluse il suo pubblico di teste coronate… E, in futuro, qualcuno dirà che “se Annie ci avesse fatto il favore di sbagliare almeno un colpo, per una volta, forse ci saremmo risparmiati la Grande Guerra”.

Annie Oakley e suo marito Frank lasciarono lo show nel 1901, quando lei rimase coinvolta in un brutto incidente ferroviario che le provocò una paralisi temporanea e la costrinse a sottoporsi a diverse operazioni alla colonna vertebrale. A quel punto si diede una calmata, nel senso che si dedicò a spettacoli più soft, e ad insegnare a sparare alle donne che volessero imparare, per difesa personale o per semplice esercizio fisico.
La sua abilità di tiratrice continuò a migliorare, dopo la ripresa. L’ultima gara di tiro in cui stabilì un primato è del 1924: aveva 64 anni.
Insegnò ad usare un’arma da fuoco a circa 15.000 donne.
Ne, 1903, a causa di un brutto equivoco con una ballerina di burlesque che usava impropriamente il nome di Annie, fu coinvolta in uno scandalo per via del consumo di cocaina. Annie Oakley, che non si era mai drogata e che non poteva sopportare di vedere il suo buon nome di signora infangato in questo modo, dedicò anni della sua vita a ottenere giustizia, sostenendo 55 cause per diffamazione contro i giornali. Ne vinse 54.
Spese tutti i suoi soldi per la sua famiglia e per iniziative di beneficienza, la maggior parte delle quali tenne segrete fino alla sua morte.
Dopo aver girato mezzo mondo, tornò a Greenville, in Ohio, dove morì nel 1926.
Suo marito le rimase accanto fino alla fine, poi, addolorato dalla perdita della compagna di una vita, smise di mangiare e di curarsi di sé. Morì 18 giorni dopo di lei.

E’ possibile che tutta la storia del mito della Frontiera, degli eroici cowboy e del Generale Custer, e Little Big Horn e gli sceriffi e i fuorilegge… Insomma, è possibile che tutto questo ci arrivi decisamente più romanzato di come non sia stato in realtà. E di certo il Buffalo Bill Wild West Show è una versione ancora più patinata di quella stessa realtà già romanzata per il pubblico americano ed Europeo…
Ma può questo impedirci di goderci una bella storia, con dei protagonisti interessanti e un po’ insoliti?
Io dico di no.
E poi, a me, Annie è simpatica.

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